La ricerca dell’effetto shock a tutti i costi e l’utilizzo stereotipato, se non addirittura distorto, della figura femminile sono diventati negli ultimi anni dei paradigmi sempre più diffusi nell’ambito pubblicitario.
Una situazione degenerativa che oltre a svilire, e spesso offendere, la figura della donna ha accentuato il rischio di uno scadimento della professione del comunicatore.
Per questo Unicom – Unione Nazionale Imprese di Comunicazione ha fortemente voluto l’organizzazione, nell’ambito de “La Settimana della Comunicazione”, di un momento di analisi e confronto su questa delicata tematica.
Si è così tenuta venerdì 5 ottobre, presso Accademia di Comunicazione, la tavola rotonda “Punto e a capo: focus sulla comunicazione di genere”.
A fare gli “onori di casa” la Presidente Unicom – Donatella Consolandi – che dopo i saluti ha ribadito l’impegno concreto dell’associazione e delle agenzie aderenti a farsi motore per la riaffermazione di una buona comunicazione, libera dagli stereotipi e centrata su una creatività sana.
Particolarmente apprezzato dal variegato pubblico in sala, l’intervento di Daniela Brancati. La famosa giornalista e scrittrice, oggi vero punto di riferimento in Italia nello studio delle dinamiche sociali con particolare attenzione al mondo femminile e dei giovani, ha analizzato in modo puntuale il cortocircuito che negli ultimi anni ha caratterizzato il nostro paese e che ha portato alla completa distorsione del ruolo della donna nei più svariati ambiti e non solo in quelli più evidenti quali la televisione e la pubblicità.
Un’analisi tecnica del mondo della comunicazione di genere è invece stata condotta dagli altri due ospiti: Vincenzo Guggino – segretario generale IAP e Federico Rossi – consigliere nazionale Unicom, moderati nella tavola rotonda da Daniela Rossi professionista della comunicazione con una forte specializzazione nella comunicazione di genere.
Dopo una carrellata di alcune campagne sanzionate dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, e come tali “paradigmatiche” della deriva creativa, Guggino si è soffermato sul ruolo dello IAP e sull’impegno profuso per garantire un innalzamento del livello qualitativo della comunicazione in Italia.
Rossi invece ha analizzato la problematica dal punto di vista delle agenzie, focalizzandosi sulla confusione che spesso si genera tra notorietà immediata (raggiungibile anche tramite la pubblicità shock) e reputazione (costruibile solo nel lungo periodo attraverso un percorso virtuoso e fortemente minata dall’uso improprio della comunicazione). Rossi ha altresì ribadito il ruolo proattivo che, nonostante il periodo di crisi, le agenzie devono assumere sul fronte della ricerca creativa come risposta necessaria a ovviare alle soluzioni più semplici ed estemporanee illusoriamente offerte dalla pubblicità shock.
Tutti gli interventi si sono caratterizzati per un comune denominatore: l’importanza di un cambio culturale.
Solo imboccando la strada, sicuramente lunga e difficile ma alla fine premiante, di una discontinuità e crescita culturale a tutti i livelli si potrà arrivare a un effettivo cambio di rotta e, in particolare, alla diffusione di una comunicazione che non ricerchi la notorietà a tutti i costi e che rimetta al centro la qualità e il rispetto del target.