Da qualche giorno imperversa nei palinsesti pubblicitari delle varie TV nazionali “Milioni di attimi”, la nuova campagna Enel firmata Saatchi & Saatchi.
Lo spot, nei due format di 30 e 60 secondi narra tre diverse storie: quella di un giovane atleta che gareggia con la bmx con grande fatica e nonostante un infortunio, un’altra di un padre anziano che ricorda la propria vita di sacrifici fatti per far laureare il figlio, la terza di una giovane donna incinta che ripercorre i momenti più (e meno) belli della sua gravidanza.
Tutte e tre le storie si concludono con la stessa headline (QUANTA ENERGIA C’È IN UN ATTIMO?) e con il momento che le sublima: il salto mortale con la bmx, la laurea del figlio, il parto della ragazza e la voce fuori campo che recita: “CINQUANT’ANNI DI ENERGIA, MILIONI DI ATTIMI INSIEME”.
Buona l’idea, belle le storie, ottima la narrazione, fantastico il montaggio, meravigliosa la fotografia, assolutamente struggente Elvis Presley che canta. Ci si può immedesimare e ci si può pure commuovere.
Però… guardandomi un po’ intorno online ma non solo, percepisco in tutto questo una nota stonata, un contrasto, una crepa.
Perché in rete ci sono vari siti e blog che parlano di Enel come del “killer del clima”. L’azienda infatti risulterebbe al primo posto in Italia per emissioni di anidride carbonica (responsabile del suuriscaldamento terrestre), con oltre 36 milioni di tonnellate emesse nel 2011. Cioè 1 tonnellata al secondo, che proprio poco non è.
Ecco la nota stonata. Una campagna coinvolgente, dai toni ovattati, che ci fa commuovere, da un lato.
Promossa da un’azienda che – in altre campagne – si presenta come votata alle energie rinnovabili.
Dall’altro la gravissima accusa di sconvolgere il clima utilizzando il carbone, uno dei combustibili più obsoleti e inquinanti, per produrre energia.
E quindi, per esempio, di dare un pessimo futuro proprio al neonato dello spot.
La fiction e la realtà in questo caso fanno a pugni.
Perché la campagna in questione e anche quelle precedenti incentrate sull’utilizzo delle fonti rinnovabili appaiono come una bella “mano di verde”, il solito greenwashing, con cui si tenta di dare una parvenza di ecosostenibilità ad aziende che proprio ecosostenibili non sono.
La campagna costa 8.000.000 di euro (sì, avete letto bene sono proprio ottomilionidieuro).
Che forse si potevano spendere per fare una comunicazione un un po’ meno emozionale, ma un poò più concreta, che magari spiegasse direttamente (e dimostrasse, con i fatti, perchè a parole siamo capaci tutti) che non è vero che ENEL inquina, che l’azienda è fortemente orientata verso le fonti rinnovabili.
Magari si sarebbero potuti aprire alle associazioni ambientaliste i siti “incriminati”, e dimostrare che le centrali a carbone sono certamente un problema, ma che sono state adottate tutte le misure per ridurre al massimo l’inquinamento.
Ma, forse, dimostrare con i fatti non è proprio così semplice…