Dici Valentina Vezzali e pensi a un simbolo dello sport italiano. Pensi alla più grande campionessa di scherma di sempre. Pensi alle medaglie vinte alle Olimpiadi e ai mondiali.
Da qualche mese dici Valentina Vezzali e pensi anche a Kinder, l’azienda che ha scelto la fuoriclasse jesina come testimonial.
Pensi allo spot televisivo che vede la fiorettista fuori dalle pedane, in mezzo alla natura con il figlio Pietro.
E proprio il figlio Pietro ha costituito un elemento di frizione con la Federazione Italiana.
Dopo aver conquistato il terzo posto ai recenti mondiali di Parigi, Valentina ha portato sul podio proprio il figlio Pietro.
I maligni (che però questa volta forse ci hanno visto giusto) hanno contestato questo gesto evidenziando che il richiamo alla pubblicità televisiva fosse fin troppo esplicito, anche perché la Vezzali indossava un cappellino (e una maglietta che spuntava da sotto la tuta) sul quale faceva bella mostra il marchio Kinder.
Non sta a noi giudicare il comportamento di un’icona dello sport, certo che, dal nostro punto di vista di conoscitori delle dinamiche di marketing, l’operazione ci sembra poco casuale e “puzza” di product placement (definiamolo così anche se fisicamente non c’era il prodotto) anche particolarmente riuscito.
La Federazione, nel frattempo, ha dichiarato di voler portare il fatto all’attenzione del prossimo consiglio anche i relazione agli ultimi regolamenti che vietano di esporre sul podio simboli nazionali (come le bandiere) o commerciali.