Sono cresciuto con il mito di Tex, Kit Carson e i Navajos.
A casa ho praticamente tutta la serie (ovviamente rattoppata da “ristampe” e “seconde ristampe”) di Dylan Dog.
Compagni di vita e compagni di mezz’ore (il tempo medio che impiego a leggere un albo) di libertà e viaggi di fantasia.
Compagni creati dal genio di Sergio Bonelli, scomparso oggi a 78 anni.
Ricordo ancora lo stupore quando da piccolo (avevo si e no 5/6 anni) mi dissero che il creatore di quel cow boy eroico era un italiano.
Erano gli anni ’70, imperavano Walt Disney e Topolino o Marvel e l’Uomo Ragno.
Automaticamente tutto quello che era “fumetto” era giocoforza americano (o dopo poco giapponese se animazione televisiva).
In quello stupore di bambino rivedo la portata rivoluzionaria di Sergio Bonelli.
La capacità di portare la creatività e l’inventiva italiana in un campo dominato dai disegnatori di oltreoceano.
La capacità di creare dei veri e propri stilemi comunicativi e delle storie in grado di caratterizzare un’epoca
La capacità di reinventarsi negli anni con personaggi sempre nuovi e in grado di calamitare l’attenzione di un pubblico eterogeneo per età, livello di istruzione o ceto sociale.
Grazie Sergio