Un catalogo (ma sostanzialmente tutti gli strumenti di comunicazione visuale) è in linea di massima composto da una parte iconografica e da una parte testuale. Nella comunicazione di un prodotto tecnico ambedue giocano un ruolo fondamentale.
L’affermazione, in prima battuta, sembra banale. Quasi scontata.
Ma in realtà, in molti casi, non è così.
Se è vero che un’immagine vale mille parole, spesso l’attenzione rivolta dalle aziende agli aspetti iconografici non è consona alla loro importanza.
L’attenzione dedicata alla parte descrittiva è spesso massima. Si pesano le singole parole. Ci si confronta tra collaboratori tecnici e commerciali. Si cercano di descrivere al meglio la tecnologia, le funzioni innovative, i plus che possono influenzare la scelta del potenziale cliente.
E le foto? Ah, ci sono anche le foto! Nessun problema ci pensa il telefonino.
Risultato: affossato il catalogo.
Si, oggi sono proprio le foto (ma non solo quelle) le nemiche numero uno di una comunicazione efficace.
Il fatto che oggi acquistare una macchina fotografica digitale possa costare relativamente poco o ancora meglio che il potente BlackBerry o IPhone possano scattare foto non risolve il problema.
Ci sono due aspetti da considerare.
Uno di natura tecnologica. La fotografia resta pur sempre un fenomeno ottico. Per fare buone foto ci vuole una buona (meglio se ottima) attrezzatura. È una questione fisica: una macchina con un obiettivo di 50 mm di diametro fotograferà sempre meglio (anzi molto meglio) di un telefonino con un obiettivo di qualche millimetro. E questo a prescindere dal fatto che il telefonino faccia foto a 12 megapixel!
La risoluzione (ovvero i megapixel) non sono automaticamente garanzia di foto di qualità. L’obiettivo poco luminoso resterà poco luminoso anche con una macchina a 30 megapixel.
Il secondo fattore è di natura tecnica o meglio di tecnica fotografica. Le nuove “macchinette” digitali o i telefonini hanno tragicamente diffuso l’idea che per fotografare sia sufficiente “fare clic”. Non è così. Per fotografare ci vuole esperienza, conoscenza delle tecniche di ripresa, sensibilità nell’inquadratura, etc.
L’unico passaggio “tecnico” che la fotografia digitale ha eliminato sono gli sviluppi. Anche se la parte di post-produzione spesso richiede più tempo di quello impiegato per le riprese.
In sintesi, per avere una buona foto industriale serve un professionista.
Cosa che sta passando di moda.
Ovvio il professionista ha un costo per la sua prestazione mentre la foto con il telefonino è gratuita.
Ma perché dedicare tanto tempo a curare l’ingegnerizzazione e la realizzazione del proprio prodotto se poi per rappresentarlo in un catalogo “basta” mettere una foto qualsiasi?