Bloccare o non bloccare, questo è il dilemma?
Dilemma che “assilla” le aziende che devono scegliere se far navigare o meno i propri collaboratori in facebook.
Un articolo pubblicato ieri sul Il sole 24 ore evidenzia che un’azienda su due opta per il blocco, anche se molte di queste non lo dichiarano apertamente per non vedersi accollata l’immagine di censori.
La motivazione principale che porta all’oscuramento è sicuramente il timore di una perdita di produttività.
E, oggettivamente, il rischio è abbastanza concreto soprattutto se l’uso del social netowork diventa abuso.
Non sono inoltre da trascurare i rischi di diffusione di dati sensibili e l’esposizione a virus.
Fermandosi a questo lato della medaglia, la scelta potrebbe sembrare abbastanza inevitabile: blocco totale.
Esistono, però, anche dei vantaggi non trascurabili.
In un mondo (e quindi anche in un mondo professionale) che sempre più vive di condivisione, interconnessione e commistione su scala globale di informazioni e relazioni, il social network (e più in generale internet) può diventare un’importante “fonte di ispirazione”.
Un’ispirazione che permette all’azienda di aprire i propri confini e le proprie prospettive.
Un’ispirazione che offre uno strumento in più per capire come funziona e dove va il mondo.
Un’ispirazione che può portare all’anticipazione di tendenze e di segnali deboli che possono essere tradotti in vantaggi competitvi, in strategia, in nuovi prodotti, in nuovi approcci al mercato.
Alla fine la virtù sta sempre nel mezzo.
No al blocco totale. No all’uso indiscriminato e incondizionato.
Si all’uso intelligente e moderato. Il social network può diventare un occhio e un orecchio aggiuntivo per capire il mondo che ci circonda.
E capire in anticipo l’ambiente competitivo è oggi imprescindibile per sopravvivere. Soprattutto quando questo “anticipo” è talmente “anticipo” che si traduce in settimane, giorni se non ore.
Lo strumento c’è, ed è anche potente. Sta all’azienda (e ai suoi collaboratori) utilizzarlo al meglio.
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Allora a mio avviso si dovrebbe anche far smettere di fumare i propri dipendenti, perchè anche la pausa sigaretta o pausa caffè è perdita di produttività,
se una persona non vuole lavorare anche se ha i social network oscurati, si metterà a navigare su altro, quindi ecco rientrare in gioco il buon senso dei lavoratori.
è interessante osservare come un social network possa essere tanto un’occasione per fare successo, per trovarsi, quanto per perdersi.
Alienante non è dunque l’oggetto in sè, ma la funzione che affidiamo a quell’oggetto.
Interessamte post il tuo 🙂 Spero avrai tempo di ricambiare la visita su Vongole & Merluzzi dove parliamo dei social network raccontando una storia di fuga ^^
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/03/15/facetrix-revolution/