La possibilità di “brevettare” l’idea creativa che genera un prodotto di comunicazione rappresenta, da sempre, un aspetto contraddittorio di questo settore.
Se risulta difficile apporre il copyright sull’idea creativa di una campagna di advertising (e infatti ormai le campagne fotocopia si sprecano), riuscire a proteggere un layout o un progetto grafico è praticamente impossibile, a causa anche di un quadro normativo (specialmente quello italiano) molto nebuloso.
Un punto di discontinuità storico l’ha segnato in questi giorni Google che è riuscita a imporre il copyright sulla propria home page.
L’US Patent and Trademark Office, dopo oltre cinque anni di sofferte discussioni, ha riconosciuto la grafica del sito del più importante motore di ricerca mondiale come elemento fondante la business idea e il conseguente successo imprenditoriale.
Una vera rivoluzione. Sarà l’alba di un nuovo millennio?
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Un precedente importante. Ma Italia (e in UE) la normativa è oggettivamente ancora troppo fumosa.
Normativa fumosa e un settore troppo polverizzato e drogato da “sottoscalari” che rende difficile il lavoro dei professionisti veri.
La normativa fumosa e la caduta della barriera tecnologica hanno permesso la diffusione dell’idea che la creazione di un layout grafico, di un’idea di comunicazione per una campagna o di uno scatto fotografico siano attività semplici che non richiedono professionalità di alto livello. In poche parole che siano attività a scarso valore aggiunto.
Peccato però che per fare una foto in grado di comunicare non basta la macchina fotografica e per creare un layout grafico o una campagna pubblicitaria vincente non basta avere un mac e photoshop.