“Qual’è la differenza tra una donna e una toilette? La toilette non ti perseguita per nove mesi dopo averla usata”.
Sembrerebbe solo una becera battuta da osteria invece sono le “barzellette” apparse sulle bustine di zucchero di alcuni bar del salernitano utilizzate per pubblicizzare una società di prodotti tecnologici.
Inutile dire che le associazioni “femministe” sono immediatamente insorte.
Inutile dire che a poco sono servite le motivazioni addotte dall’azienda che, come facilmente prevedibile, hanno fatto leva sull’ironia e addirittura sulla par condicio visto che alcune frasi riguarderebbero anche gli uomini.
La valutazione dell’operazione è un po’ complessa e travalica il fatto specifico, arrivando a delineare la ormai sempre più diffusa tendenza ad alzare i toni della comunicazione.
Un innalzamento che va di pari passo con l’abbassamento della qualità.
Ok, è vero che ormai la saturazione pubblicitaria deve spingere alla ricerca di nuove, innovative e spesso ardite soluzioni per farsi sentire ma questo non deve portare quasi in modo automatica all’utilizzo shock di immagini e testi.
Troppo facile, banale e scontato ottenere un po’ di notorietà temporanea destando scalpore, ma poi cosa resta?
Non è solo una questione di stile.
Lo sforzo deve essere comunque condiviso perché la responsabilità deve essere ripartita tra creativi che pensano (a volte in modo autonomo a volte in modo “spinto”) queste soluzioni e committenti che le accettano se non addirittura le caldeggiano.
E pensare che nei baci perugina mettono i pensieri d’amore…