Si è conclusa da qualche giorno, con la vittoria del trader Francesco, la prima edizione italiana di “the apprentice”, il contest-reality di Cielo, ambientato nel mondo del business.
Il modello è collaudato (vedi Masterchef) e sembra riscuotere un discreto successo. Nel caso specifico 16 giovani (molto stereotipati quasi a richiamare un yuppismo anni 80 e un’Italia fiorente che non c’é piu, se ma ci sia stata) si sono sfidati sotto l’occhio vigile di Flavio Briatore, in una serie di prove “specialistiche” per accaparrarsi con un contratto “a sei cifre” con il famoso (quanto discusso) manager.
Cosa dire?
Prove sostanzialmente “finte” (esemplare l’ultima puntata dove i finalisti sono riusciti a organizzare un evento mondano al Twiga di Forte dei Marmi con meno di 5000 euro, location, catering, animazione e promozione inclusi). Qualche spunto interessante per analizzare le dinamiche del teamworking e della trattativa.
Ma soprattutto una grandissima operazione di product placement che non ha coinvolto solo i tradizionali “oggetti di scena” sponsorizzati alla Maserati di Briatore alle Chevrolet utilizzate per spostare il gruppo nelle prove in esterna). Qui le stesse prove sono diventate product palacement: ospitate da grandi aziende (Giochi Preziosi, Panasonic, Mokarabia, etc.) rendendo i loro prodotti oggetto di studio e di sfida hanno trovato un modo originale, non eccessivamente invasivo e positivamente recepibile dal pubblico per farsi pubblicità.
Tanti sponsor, una produzione tutto sommato non eccessivamente onerosa… Alla fine il vero vincitore è chi ha prodotto la trasmissione.
Voi cosa ne pensate?