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Navigando in internet questa mattina mi sono imbattuto in questa notizia: “Oscar Farinetti, il fondatore di quel fenomeno di marketing che si chiama Eataly ha dichiarato che assumerà 500 persone a Roma per il nuovo megastore”.
Fin qua ci sarebbe solo da rallegrarsi: finalmente un messaggio in controtendenza con la crisi.
Ma la notizia desta scalpore in quanto i macellai e le ‘sfogline’ che fanno gli agnolotti percepiranno 3.000 euro al mese, il direttore marketing 1.200.
Farinetti ha dichiarato: “vendiamo cibo e il cibo bisogna saperlo fare! Ai neo-laureati dico: imparate un mestiere vero. Servono panettieri, non pr. Il marketing l’ha inventato la gallina, non Kotler”.

Siamo contenti per le “sfogline” ma chi produce idee non vale niente?
Spesso parliamo dell’approccio del mondo dell’impresa al marketing, focalizzandoci su come alcuni imprenditori siano ancora assolutamente “prodotto-centrici” ovvero focalizzati esclusivamente sul prodotto e non su tutto il sistema che ci ruota intorno. Eccone un esempio.

Niente da dire sul fatto che ormai la “smaterializzazione” delle competenze abbia portato a un’eccedenza di figure “terziarie” che fanno della produzione di idee (produzione che proprio per questo eccesso a volte diventa vendita di fumo) la propria attività principale.
Ma a Farinetti probabilmente sfugge un particolare: che se da Eataly un cliente paga un angolotto a peso d’oro non è solo perché c’è la signora che lo sa fare bene ma è anche, e soprattutto, perché alla base c’è una strategia di marketing che ha permesso a questa catena di costruirsi un posizonamento, un’immagine, una reputazione che, sulla base della comunicazione di un sistema di valori forti, portano i cliente a riconoscere un premium price che non dipende solo dalla qualità del prodotto.

Il problema è che la gallina non ha inventato il marketing, la gallina ha messo a disposizione il prodotto, a come venderlo, in un sistema sempre più competitivo, ci ha pensato Kotler.

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10 Comments

  1. enzo ha detto:
    21 Maggio 2012 alle 22:50

    No, è proprio la gallina che ha inventato il marketing, con il suo “coccode”.

    Rispondi
  2. enzo ha detto:
    21 Maggio 2012 alle 22:50

    No, è proprio la gallina che ha inventato il marketing, con il suo “coccode”.

    Rispondi
  3. enzo ha detto:
    21 Maggio 2012 alle 22:59

    “ovvero focalizzati esclusivamente sul prodotto e non su tutto il sistema che ci ruota intorno. Eccone un esempio.”
    Esempio sbagliato. Probabilmente non conosci farinetti. Ti consiglio un suo libro, si intitola “Coccodé”, appunto.

    Rispondi
  4. enzo ha detto:
    21 Maggio 2012 alle 22:59

    “ovvero focalizzati esclusivamente sul prodotto e non su tutto il sistema che ci ruota intorno. Eccone un esempio.”
    Esempio sbagliato. Probabilmente non conosci farinetti. Ti consiglio un suo libro, si intitola “Coccodé”, appunto.

    Rispondi
  5. Federico ha detto:
    21 Maggio 2012 alle 23:11

    effettivamente conosco poco Farinetti.
    Ritengo però Eataly un’operazione imprenditoriale e di marketing notevolissima.
    Sono stato a quello di Torino e sono uscito contento con un carrello mezzo vuoto e con il portafoglio svuotato.
    Semplicemente non condivido questa esternazione dove il ruolo del marketing sembra relegato alla piena inutilità.
    Raccolgo, e ti ringrazio, il tuo invito e mi riservo di leggere “coccodè”. Magari scopro che quella dichiarazione era stata estrapolata da un contesto più ampio e voleva dire esattamente il contrario…

    Rispondi
  6. Federico ha detto:
    21 Maggio 2012 alle 23:11

    effettivamente conosco poco Farinetti.
    Ritengo però Eataly un’operazione imprenditoriale e di marketing notevolissima.
    Sono stato a quello di Torino e sono uscito contento con un carrello mezzo vuoto e con il portafoglio svuotato.
    Semplicemente non condivido questa esternazione dove il ruolo del marketing sembra relegato alla piena inutilità.
    Raccolgo, e ti ringrazio, il tuo invito e mi riservo di leggere “coccodè”. Magari scopro che quella dichiarazione era stata estrapolata da un contesto più ampio e voleva dire esattamente il contrario…

    Rispondi
  7. Federico ha detto:
    22 Maggio 2012 alle 00:07

    ps: il mio riferimento a kotler riguarda il marketing nel suo complesso e non ridotto alla sola comunicazione.
    Il coccodè della gallina può essere una primordiale forma di pubblicità o meglio di allarme ma non è marketing.
    Come allo stesso modo Eataly è una raffinatissima operazione di marketing dove la comunicazione probabilmente non gioca il ruolo principale.

    Rispondi
  8. Federico ha detto:
    22 Maggio 2012 alle 00:07

    ps: il mio riferimento a kotler riguarda il marketing nel suo complesso e non ridotto alla sola comunicazione.
    Il coccodè della gallina può essere una primordiale forma di pubblicità o meglio di allarme ma non è marketing.
    Come allo stesso modo Eataly è una raffinatissima operazione di marketing dove la comunicazione probabilmente non gioca il ruolo principale.

    Rispondi
  9. Andrea ha detto:
    22 Maggio 2012 alle 10:50

    Premetto che conosco poco Farinetti e la realtà Eataly.
    Però ricordo che sotto casa mia c’era un piccolo pastificio artigianale. Faceva dei ravioli pazzeschi. Pasta fatta e tirata come una volta, ripieno fatto con una selezione di carne spettacolare.
    Mangiarli era una poesia.
    Oggi quel pastificio non c’è più (da molti anni ormai) ma a 100 metri posso comprare degli “ottimi” ravioli sottovuoto in un moderno supermercato.
    Prodotto ottimo, posizionamento di prezzo medio-alto, comunicazione basata sul passaparola (ovviamente positivo) ma alla fine fallimento.
    Il marketing non è riuscito a far emergere i valori e dare valore al sistema azienda.

    Personalmente trovo l’uscita di Farinetti (ovviamente leggendo come ha detto Federico solo il passaggio riportato nei vari siti dove ho visto la notizia) più provocatoria che altro.

    Enzo, visto che hai segnalato il libro, e sicuramente conosci il fenomeno Eataly più di me, mi puoi dare il tuo punto di vista?

    Rispondi
  10. Andrea ha detto:
    22 Maggio 2012 alle 10:50

    Premetto che conosco poco Farinetti e la realtà Eataly.
    Però ricordo che sotto casa mia c’era un piccolo pastificio artigianale. Faceva dei ravioli pazzeschi. Pasta fatta e tirata come una volta, ripieno fatto con una selezione di carne spettacolare.
    Mangiarli era una poesia.
    Oggi quel pastificio non c’è più (da molti anni ormai) ma a 100 metri posso comprare degli “ottimi” ravioli sottovuoto in un moderno supermercato.
    Prodotto ottimo, posizionamento di prezzo medio-alto, comunicazione basata sul passaparola (ovviamente positivo) ma alla fine fallimento.
    Il marketing non è riuscito a far emergere i valori e dare valore al sistema azienda.

    Personalmente trovo l’uscita di Farinetti (ovviamente leggendo come ha detto Federico solo il passaggio riportato nei vari siti dove ho visto la notizia) più provocatoria che altro.

    Enzo, visto che hai segnalato il libro, e sicuramente conosci il fenomeno Eataly più di me, mi puoi dare il tuo punto di vista?

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