Fabrizio Goria è un giornalista economico de Linkiesta.
Il suo account su Twitter è seguito da quasi 15.000 followers, non male, anzi.
Fabrizio Goria possiede un “abbonamento” basic all’agenzia Reuters, ovvero riceve i lanci in contemporanea alla pubblicazione sul sito ufficiale.
Fabrizio Goria, come molti altri utenti del sito di microblogging più famoso al mondo, ritwitta in tempo reale le notizie ricevute.
Dove sta la notizia?
Nel fatto che questo modo di operare di Goria ha “infastidito” Reuters che ha intimato al giornalista, pena il ricorso alle vie legali, di sospendere quest’attività.
Questo il tweet con il quale il giornalista ha comunicato al suo pubblico la situazione:
@FGoria: “I’ve always quoted RTRS, or BBG, or DJ. Funny that Thomson Reuters wants to stop me to do that, threatening a legal action. #EpicFail”
L’incidente è fortunatamente rientrato rapidamente grazie anche un serrato scambio di mail tra la famosa agenzia di stampa e il direttore de Linkiesta, Jacopo Tondelli.
Resta però il problema di fondo: fino a che punto si spinge il diritto di autore ai tempi di internet?
In Italia questo ambito è disciplinato da una norma del 1941.
Appare subito evidente come in oltre 70 anni, i mezzi, i contenuti e le relazioni si siano evolute al punto che il dettato legislativo non può che apparire ampiamente anacronistico.
Nello caso specifico la diffusione di notizie di dominio pubblico, seppur diffuse da precisi soggetti giuridici, può essere ritenuto un “furto”?
La rete non poteva che scatenarsi su questo tema e così, sotto l’hashtag #RTers, si è aperto un acceso dibattito sul “Caso Goria”.
La linea che emerge in modo abbastanza netto è che i retweet non possono essere considerati un furto, specialmente quando viene citata la fonte.
Ma al momento siamo in una fase di “vacatio legis” e la tendenziale antitesi tra necessità di protezione del diritto di autore e spirito di fondo dei social media, ovvero la condivisione, richiede un intervento che ne possa delimitare gli ambiti.
Lo stesso Goria presenta il suo punto di vista in un articolo pubblicato su Linkiesta e che noi in questa sede, fedeli allo spirito social difeso dal giornalista, pubblicamente “rubiamo”:
“Twitter sta rivoluzionando il mondo del giornalismo. Con la sua velocità e la sua capillarità, riesce a raggiungere qualsiasi angolo. Ma può capitare che un colosso come Thomson Reuters decida di prendersela con i reporter, come me, che citano l’agenzia stampa per diffondere news, minacciando azioni legali. L’agenzia di stampa poi, per fortuna, fa marcia indietro dopo che i suoi stessi giornalisti si mostrano sorpresi per l’iniziativa. Ma la storia evidenzia i problemi che hanno i media tradizionali a muoversi nell’innovazione tecnologica e soprattutto in Twitter, che a differenza di Facebook, è un social media e non un social network”.
Qual’è il vostro punto di vista?