Sembra ormai un argomento ricorrente nel nostro blog: la pubblicità che utilizza in modo “improprio” le donne.
Avevamo già parlato della pubblicità “montami a costo zero” (vedi qui) e della recente “tu dove glielo metteresti” (vedi qui).
Dopo neanche un mese ci ritroviamo a commentare una nuova scelta di comunicazione che cerca l’attenzione e il richiamo utilizzando in modo forte il soggetto femminile.
Il caso questa volta non è italiano ma viene addirittura da una delle nazioni prese ad esempio di virtù: il Canada.
Qui per pubblicizzare un salone di acconciatura si è utilizzato una head apparentemente innocua “look good in all you do/appari al meglio qualunque cosa ti succeda”.
Fin qui niente di particolare, peccato che come visual si sia scelta l’immagine di una donna (ovviamente con una pettinatura impeccabile) con un occhio nero.
In molti hanno letto un messaggio di incitazione alla violenza sulle donne e conseguentemente e le critiche sono scoppiate in serie.
Spesso si dice che questo tipo di pubblicità prenda piede perché è generata prevalentemente da art director maschili per un pubblico maschile.
In questo caso però l’autrice della campagna (evidentemente destinata a un pubblico femminile) è una donna che a fronte di questa situazione non attesa ha puntualizzato che ovviamente l’intento della pubblicità non era di fomentare la violenza e che la campagna deve essere interpretata in chiave strettamente artistica.
Ma quali sono i limiti dell’arte, soprattutto se applicata alla comunicazione pubblicitaria?
Lo abbiamo già detto più volte (vedi qui): è sufficiente far parlare di sé? O conta anche come si parla?
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[…] analizzato (“montami a costo zero“, “tu dove glielo metteresti” e “appari al meglio qualunque cosa ti succeda“) sono poca cosa. Qui decisamente si sono spinti oltre in quanto non hanno utilizzato in modo […]
Questa pubblicità è sbagliatissima, le donne non sono tutte uguali, oltre alla provacazione, mai generalizzare.