La vita del testimonial non è particolarmente complicata. Richiede però una condizione assoluta: deve essere irreprensibile (o almeno apparire tale).
La reputazione del testimonial, infatti, si ripercuote in modo significativo sul brand (anche quella del brand comunque si riverbera sul testimonial).
Per questo le aziende, negli ultimi anni, sono diventate estremamente rigide nel valutare gli stili di vita pubblici e privati dei personaggi lautamente pagati per diffondere il marchio.
Tutti ricorderanno lo “scandalo” Tiger Woods, la stella mondiale del golf che negli ultimi anni ha riempito le cronache giornalistiche più per le sue performance extra-coniugali che per le vittorie sul green.
Ultima star sportiva nell’occhio del ciclone è Ryan Giggs, asso e giocatore simbolo del Manchester United fresca finalista della Champions League 2011, reo di una vita privata molto movimentata.
Ma dove le mogli possono perdonare, le aziende non dimenticano.
La Rebook, azienda storicamente legata al giocatore gallese, si è rifiutata di appoggiare pubblicamente Giggs e questo lascerebbe presagire l’imminente rescissione di un contratto che in questi anni ha fruttato allo stesso Giggs oltre 20 milioni di sterline.