Agganciare una campagna pubblicitaria a un fatto di cronaca o attualità è sicuramente una buona strategia. Richiede grande tempestività ma permette di sfruttare il traino e la notorietà della notizia alla quale ci si collega.
Avrà seguito questa strada Carlo Freccero per lanciare Sugo uno dei programmi della rete da lui diretta, Rai4.
Cavalcando il tourbillon mediatico delle ultime settimane lo spot è ambientato in una toilette dove si incontrano due trans che parlano di un loro cliente ossessionato dal digitale terrestre al punto di rinunciare al sesso.
Dopo un dialogo serrato e imbottito di doppi sensi i due si allontano e dalla stessa toilette esce Freccero che si ricompone lasciando immaginare la chiusura di un possibile incontro.
Freccero si è sempre distinto per la ricerca, a volte rivoluzionaria a volte estrema, di nuovi livelli di comunicazione. In questo caso utilizza sicuramente un taglio decisamente atipico per la Rai anche se in realtà, come argomentato dallo stesso direttore, in questo caso stiamo parlando di una rete nuova, digitale, innovativa.
Le provocazioni del direttore sono molteplici: lui stesso che diventa testimonial per denunciare la povertà del budget stanziabile, l’iper-esposizione al sesso che oggi sembra pervadere ogni ambito della vita italiana, la volontà di sfruttare i fatti che hanno catalizzato l’attenzione mediatica dell’ultimo periodo per ampliare la risonanza della comunicazione.
I giornali hanno ampiamente ripreso la notizia. E già questo è un obiettivo raggiunto: bene o male, l’importante è che se ne parli.
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Non capisco come lo spot di calzedonia abbia sollevato un polverone e questo no…
Il confine tra geniale e fuori (a volte troppo fuori) dalle righe è spesso molto sottile. E l’idea di Freccero ne è un classico esempio. Sicuramente è uno spot furbo che cavalca in modo astuto la cassa di risonanza dell’attualità.